Nell’era del Web 2.0, scegliere l’influencer marketing (di Enchora o meno) per promuovere i propri prodotti sembrerebbe essere una scelta all’ordine del giorno. 

Di fatto, il web è ora utilizzato prevalentemente per interagire.
Lontani sono gli anni in cui si accedeva a internet solo per ricercare informazioni e notizie o scoprire nuovi trend.
Ora utilizziamo la rete come strumento di scambio e comunicazione tra utenti. Utenti che sono diventati responsabili attivi di processi di interazione ed elaborazione collettiva, capaci di generare informazioni in modi (im)prevedibili.

In questo flusso continuo di informazioni, nasce la figura dell’influencer.
Giudicati spontanei e affidabili dal loro pubblico, gli influencer, è assodato, spesso veicolano messaggi persuasivi.

Eppure la loro “autorevolezza”, la loro conoscenza in materia e il loro posizionamento sul mercato rendono i contenuti che propongono non invasivi, bensì permeanti e performanti.
Si tratta di persone che godono di fiducia, parola chiave e anelito di ogni esperienza di vendita.

Se poniamo come pietre miliari dell’Influencer Marketing l’autorevolezza, la conoscenza della materia, il posizionamento sul mercato e la relazione con il pubblico, la partita si gioca interamente nel campo dell’influencer.
Con la loro espressività e il loro peculiare modo di rapportarsi al pubblico, gli influencer si allontanano dall’idea anni ’90 di messaggio promozionale smaccatamente pubblicitario.
Le vendite sono indirizzate scendendo più in profondità, andando a toccare le corde dell’utente, andando a concentrarsi sui punti di contatto che rilevano grazie a una conoscenza e un’interazione più capillare rispetto ad altre modalità pubblicitarie.

Un’interazione che risulta ancora più efficace se attuata da una persona genuina, lontana dall’archetipo dei grandi influencer, in cui pochi riescono ancora a identificarsi.
Noi di Enchora lo sappiamo bene, motivo per il quale sfruttiamo il potenziale di micro e nano influencer, figure che si sono rivelate emblema dell’autenticità online.
Non solo questi influencer dal seguito meno nutrito sono considerati come esperti nella loro nicchia di riferimento, ma hanno un engagement ben più alto rispetto a categorie di influencer più “nobili”.  

Sono influencer che creano comunità, alimentano conversazioni e intessono un circolo virtuoso di passaparola e relazioni umane.
Sono influencer che conoscono il potere trasformativo della condivisione e lo rendono pilastro della loro comunicazione, creando piccole comunità di persone interessate a una nicchia.

Scegliere un influencer che è percepito come esperto nella sua nicchia risulta poi particolarmente appetibile per un’azienda.
Perché?
Perché la scelta risulterà naturale, il pubblico all’ascolto non dubiterà nemmeno per un istante dei contenuti condivisi dall’influencer, della sua genuinità. Ne scaturirà che quanto sta sponsorizzando e condividendo risulterà fortemente in linea con la sua persona e il suo branding. Sarà dunque semplice, in quanto azienda, connettersi con questo pubblico e “brillare di luce riflessa” in merito all’affidabilità dei propri prodotti e servizi.

Che proprio questa autenticità resti la via più veloce per guidare il pubblico nel processo decisionale, rendendolo immediato?